Genio matematico, eroe di guerra, pioniere dell’informatica, visionario. Ma anche perseguitato per via della sua diversità, sebbene durante la Seconda Guerra Mondiale lavori per il Department of Communications inglese dando un fondamentale contributo alla decifrazione dei codici segreti nazisti e dunque alla vittoria contro Hitler (la storia è raccontata anche nel recente film “The imitation game”).
Ancor prima del suo impegno contro il nazifascismo, nel 1936, a soli 24 anni, Turing immagina una macchina capace di eseguire ogni tipo di calcolo su numeri e simboli. La macchina di Turing è, di fatto, il primo computer programmabile. Poco dopo mette a punto anche il famosissimo il test di Turing, un modo brillante per determinare se una macchina sa “pensare”, tanto da essere in grado di rispondere a una serie di domande in un modo indistinguibile da quello di un essere umano. Nessuna intelligenza artificiale è ancora riuscita a superare il test anche se, nel 2008, il chatbot Elbot ci è andato vicino (provate a chiacchierare con lui: è un’esperienza interessante!).
Il miglior modo per ricordare questo grandissimo scienziato è però promuovere sempre, con forza, in ogni ambito, la tolleranza: una delle condizioni indispensabili per alimentare la creatività e favorire il pensiero creativo. Turing infatti si uccise il 7 giugno 1954 mangiando una mela al cianuro, a soli quarantun anni: quando la sua omosessualità è venuta alla luce, lui è stato condannato alla castrazione chimica, una pena crudele che gli sconvolge il corpo e la mente. Solo nel 2009, e solo dopo un’accesa campagna sul web, Gordon Brown chiede scusa a nome del governo britannico per quella che a tutti gli effetti è stata una persecuzione ingiusta e omofobica. E dal 2012, in Inghilterra e nel mondo, si celebra il centenario della nascita di Alan Turing.
Se volete conoscere meglio Turing prendetevi quindici minuti per dare uno sguardo all’ottimo documentario di Rai Edu qui sotto o fare un giro nel Turing Digital Archive: contiene oltre 3000 documenti inediti.
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