L’anno della diseguaglianza

19 Gennaio 2021

Come la pandemia ha messo in luce tutto ciò che non va nella nostra società


numeri parlano chiaro: si stima che nel 2020 71 milioni di persone siano cadute in povertà estrema - la categoria di coloro che vivono con meno di 1.90 $ al giorno. Questo record è direttamente correlato al picco di coloro che hanno perso il lavoro: la media del tasso di disoccupazione nei paesi del Nord Globale si alza al nove percento, mentre segnava il 5.4 percento solo nel 2019. C’entra anche il PIL, che si riduce in media del cinque percento in ogni paese. Di questo passo, l’obiettivo 1 degli SDGs di porre fine alla povertà entro il 2030 sembra sempre più irrealizzabile. Gli esperti, infatti, stimano che la crisi sanitaria potrebbe aver spazzato via i progressi economici fatti fino ad ora, facendoci regredire ai livelli di 30 anni fa in termini di ricchezza e occupazione.  


Le parole delle Nazioni Unite


La pandemia di Covid – 19 ha rivelato le fragilità strutturali nelle nostre società, nel nostro sistema economico globale e nelle strutture che governano il sistema internazionale. Le conseguenze sono chiare: le diseguaglianze stanno crescendo al ritmo più elevato di sempre”, così il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Gutierres ha iniziato il proprio appello alla riunione del G20 di quest’anno. Per l’organizzazione internazionale è imperativo che nella complicata equazione tra salvare vite e posti di lavoro, i leader mondiali tengano in considerazione anche le vite ed occupazioni delle categorie più vulnerabili.  


Parliamo di disuguaglianza sociale…


Il virus ha portato la diseguaglianza al centro del dibattito internazionale, ma non è di certo la causa all’origine di questo problema sociale. Già all’inizio di quest’anno, il World Social Report segnalava come la disparità tra ricchi e poveri stesse aumentando in due terzi del globo. La vera responsabilità ricade su politiche che, negli anni, hanno tagliato i fondi ai programmi di educazione, salute e supporto per i meno privilegiati. Senza un sistema statale progettato per fornire a tutti le stesse opportunità, la forbice tra i più e meno abbienti continua ad allargarsi, lasciando questi ultimi vulnerabili in situazioni di emergenza come quella che stiamo sperimentando.  


Dati alla mano


Salute e ricchezza sono due fattori strettamente correlatiGli studi mostrano che persone in situazioni di difficoltà socioeconomica hanno il doppio di probabilità di contrarre il Covid-19 rispetto alla media. Ciò crea un circolo vizioso per cui diventa difficile uscire dalla precarietà. Più a rischio sono anche le donne, che costituiscono a livello globale il 70 percento del personale sanitario. Ma anche i migranti, che utilizzati come capro espiatorio e accusati di essere portatori del virus, faticano a trovare stabilità nel paese di destinazione. Questa situazione, però, ha conseguenze sulla società intera. Diversi studi sulle ineguaglianze sociali dimostrano che maggiori differenze di reddito hanno un impatto negativo sulla salute, capitale umano (mobilità sociale, benessere infantile e numero di ragazzi che abbandonano la scuola) e relazioni sociali (fiducia negli altri, tasso di incarceramento e omicidi) dei cittadiniEradicare il virus dell’ineguaglianza, dunque, sembra tanto importante quanto fermare la pandemia.  

Giada Santana
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