Nel 1996, Carlo Cosco viene arrestato e Lea decide di lasciarlo. Lea si trasferisce con la figlia Denise a Bergamo e inizialmente sembra andare tutto bene ma nel 2002 alcuni episodi le fanno capire che è in pericolo e decide di rivolgersi ai carabinieri, ai quali inizia a raccontare tutto quello che sa. Entra nel programma di protezione testimoni e madre e figlia si trasferiscono a Campobasso. Sono anni difficili per Lea, che soffre del fatto di essere considerata collaboratrice di giustizia, una “pentita”, invece che una testimone.
Nel 2006 le viene revocata la protezione testimoni perché le sue dichiarazioni non vengono ritenute attendibili e non hanno prodotto risultati. Lea si batte finché nel 2007 non viene riammessa al programma di protezione ancora come collaboratrice di giustizia e testimone. Questo spinge Lea a lasciare volontariamente il programma nel 2009 e riprendere i rapporti con la Calabria. Un anno prima, nel 2008, conosce e racconta la sua storia a Don Luigi Ciotti di Libera, che la metterà in contatto con la sua avvocata Enza Rando.
Nonostante gli anni trascorsi, i Cosco non l’hanno mai perdonata e incaricano Massimo Sabatino di rapirla e ucciderla. Il piano fallisce e Lea denuncia l’accaduto con una lettera al Presidente della Repubblica. A novembre del 2009, Carlo Cosco la convince a raggiungerlo con Denise a Milano per parlare del futuro della figlia. Il 24 novembre Cosco riesce a separare madre e figlia e porta Lea in un appartamento dove la uccide. Il corpo viene portato fuori città e dato alle fiamme finché non rimane alcuna traccia. Denise non vede rientrare la madre e inizia a sospettare che dietro alla sparizione ci sia il padre. Denise è determinata a scoprire la verità e decide di raccontare tutto ai Carabinieri. Sarà proprio Denise la testimone chiave per scoprire tutta la verità.
Per approfondire:
Lea Garofalo (libera.it)
Enciclopedia delle donne | Biografie | Garofalo Lea: Petilia Policastro (KR) 1974 - Milano 2009
Lea Garofalo - WikiMafia