La barca naufragata era partita la notte del 21 febbraio da Smirne. Una richiesta di aiuto era arrivata già 23 ore prima del naufragio, come dimostra un messaggio della Guardia costiera di Roma, lanciato alle 5.57 di sabato 25 febbraio. Nel messaggio si allertavano le navi in transito nel mare Ionio che avrebbero potuto incontrare un'imbarcazione in difficoltà.
Da quel momento, però, e nonostante una successiva segnalazione dell'agenzia europea Frontex, la Guardia costiera non è stata attivata in operazioni di ricerca attive nel mar Ionio, fino a dopo il naufragio, attorno alle 4 del mattino di domenica 26 febbraio.
La procura di Crotone ha aperto due inchieste, all’indagine sul naufragio della Summer Love, con i suoi 68 migranti inghiottiti dal mare a Steccato di Cutro, si affianca, infatti, l’inchiesta sui mancati soccorsi e sulle possibili , omissioni e scelte errate avvenute nella notte degli orrori tra il 25 e il 26 febbraio. L’inchiesta-bis, affidata ai carabinieri, momentaneamente contro ignoti e senza ipotesi di reato, punta a stabilire se vi siano corresponsabilità nella tragedia e se questa potesse essere evitata.
Questa terribile vicenda , paradossalmente avvenuta proprio a ridosso della giornata internazionale contro le discriminazioni che si celebra il 1 marzo, ricordando l’uccisione, avvenuta nel 1960, in Sudafrica di 69 attivisti contro il regime di apartheid, evidenzia drammaticamente come non esista in Italia attualmente un sistema di soccorso in mare funzionante.
«Se ci fosse» - come dichiara il segretario di ActionAid Marco De Ponte - «non ci sarebbe bisogno dell’intervento delle navi delle ong, navi che - tra l’altro - continuano ad essere ostacolate utilizzando cavilli amministrativi: dall’assegnazione di porti lontani all’impossibilità di effettuare salvataggi multipli». «Meno persone ci sono a pattugliare il mare», continua De Ponte, «più assistiamo a tragedie di questo tipo. E pare che sia la scelta chiara di questo Governo: ostacolare le ong, svuotare il Mediterraneo».
In maniera errata si è validata una narrazione che continua a parlare di invasione dei migranti. Ma come dimostrato nel lavoro di analisi, fatto da ActionAid a partire dai dati forniti dallo stesso Viminale le strutture di accoglienza non sono assolutamente al collasso, anzi: il 20% dei posti rimane vuoto. Quindi si continua a raccontare un’emergenza che non c’è.
In tutta Italia, la tragedia di Crotone ha provocato veementi reazioni da parte di associazioni, organizzazioni e movimenti per i diritti.
Immediatamente sono stati organizzati presidi e manifestazioni che continueranno nei prossimi giorni, in particolare giorno 4 marzo, su iniziativa della “Rete 26 febbraio-la Calabria per i diritti umani” che lancia un appello alla mobilitazione perché “la Calabria e tutto il sud Italia, non possono e non vogliono più essere il cimitero d'Europa”.