Biofertilizzanti per contrastare la terra improduttiva

Nel territorio del Delta del Saloum, in Senegal, da tanti anni ormai si combatte contro gli effetti dei cambiamenti climatici. In questa particolare zona la crescita del livello del mare ha portato una grave e dannosa conseguenza per gli abitanti dell’arcipelago: la salinizzazione del suolo. Entrando in contatto costante con l’acqua salmastra del delta, che ricopre le terre a causa dell’innalzamento del livello dell’acqua (una delle conseguenze dei cambiamenti climatici, in particolare dello scioglimento dei ghiacci), la terra si sovraccarica di minerali salini diventando sterile ed improduttiva. ActionAid lavora su questo territorio da circa 13 anni, con progetti di agroecologia che si impegnano a dare formazione su tecniche di agricoltura resiliente, ma resta il problema che la terra, quando è troppo salata, non può produrre frutta e verdura. Una soluzione forse potrebbe arrivare da una recente scoperta del MIT di Boston, una delle Università più all’avanguardia del mondo. I ricercatori hanno scoperto che avvolgendo il seme in una copertura altamente nutritiva, questo può crescere sano e forte persino nei climi più estremi. Si tratta di una membrana biofertilizzante, costituita da un rivestimento in seta contenente batteri che, nutriti con uno speciale zucchero chiamato trealosio, sviluppano i nutrienti necessari alla pianta per crescere – ad esempio l’azoto -, anche laddove questi non si trovano nel terreno.Questo trattamento peraltro risulta essere estremamente semplice da applicare, oltreché economico, quindi speriamo che nel futuro possa essere scalato e diffuso dove ce n’è bisogno.

Scopri la storia delle isole nel Delta del Saloum e il lavoro di ActionAid

4

Indice sviluppo umano 2019: come cambiano le disuguaglianze globali

Poco prima di natale 2019 è stato è pubblicato il nuovo Indice di Sviluppo Umano (HDI), riferito al 2018. Ne hai mai sentito parlare? Si tratta di uno strumento di valutazione che utilizza dati statistici per restituire un valore univoco (l’”indice”) capace di mostrare il grado di sviluppo di tutti i paesi del mondo. Hai ragione, cosa significa rappresentare il “grado di sviluppo” con un numero? Quel numero è deriva dalla media di alcuni dati che rappresentano lo “stato di salute” di un paese, per esempio la distribuzione della ricchezza per ogni persona (cioè il grado di disuguaglianza), aspettativa di vita (che a sua volta dipende da fattori come mancanza di cibo, strutture e assistenza sanitaria, inquinamento, condizioni di vita) e scolarizzazione (cioè quante persone possono andare a scuola e quanto a lungo). Cosa ci dice quindi l’Indice di quest’anno? Ad esempio possiamo scoprire che la sola India ospita il 28% dei poveri di tutta la terra. 

Ma il vero dato interessante è quello che ci dice non solo come stia cambiando la distribuzione e il numero di poveri, ma soprattutto la tipologia di povertà. Se infatti fino a qualche anno fa la maggiori disuguaglianze derivavano dal mancato accesso ai servizi sanitari e all’educazione, oggi le nuove generazioni soffrono privazioni nei campi della tecnologia, della scolarizzazione e dei cambiamenti climatici. Infatti, mentre la distanza per quanto riguarda le necessità di base si sta sempre più assottigliando tra i paesi con l’indice più alto e più basso, la distanza tra gli indici di diffusione di internet a banda larga e numero di adulti che accedono all’educazione universitaria cresce rispettivamente di 15 e 6 volte più velocemente tra i paesi con un HDI più alto rispetto a quelli in fondo alla classifica.

Ridurre le disuguaglianze è uno dei principali Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (il numero 10), e anche grazie a strumenti come l’Indice di Sviluppo Umano è possibile prendere coscienza di esse per poterle contrastare.

Per conoscere tutti i dati sull’Indice di Sviluppo Umano e le politiche di contrasto alle disuguaglianze proposte dall’Agenzia ONU per lo Sviluppo Sostenibile clicca qui