INDICE GLOBALE DELLA FAME 2018

L’Obiettivo di sviluppo sostenibile “Fame Zero” (SDG 2), ovvero “Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile” sembra sempre più difficile da raggiungere.

L’Indice Globale della Fame 2018 (Global Hunger Index – GHI) pare confermare questa tendenza. Secondo GHI 2018, infatti, circa 124 milioni di persone soffrono di fame acuta rispetto agli 80 milioni di 2 anni fa.

La mappa qui sopra mostra il posizionamento di ogni Paese considerato nel rapporto, dal più basso al livello di fame più alto.

Secondo GHI 2018 la Repubblica Centrafricana è l’unico paese tra quelli considerati a presentare un livello di fame di categoria “Estremamente allarmante” mentre 6 paesi soffrono di fame “allarmante”: Ciad, Haiti, Madagascar, Sierra Leone, Yemen e Zambia”.

Nonostante questi dati, la tabella mostra un quadro piuttosto incoraggiante: 27 paesi hanno un livello “moderato” di fame mentre 40 sono di livello “basso”.

Persino alcuni paesi dell’Asia meridionale e dell’Africa a sud del Sahara – le regioni con i più alti livelli di fame e denutrizione – sono riusciti a raggiungere un livello moderato, come per esempio Gabon, Ghana, Mauritius, Senegal, Sudafrica e Sri Lanka.  

In generale, l’Indice Globale della Fame 2018 sottolinea che Fame e Denutrizione sono diminuite rispetto al 2000. Inoltre, paesi che hanno vissuto guerre civili e sofferto un livello di fame  “allarmante” sembrano mostrare un netto miglioramento non appena la loro situazione si è stabilizzata.

Nonostante questi elementi positivi, in molte parti del mondo raggiungere l’SDG 2 rimane complesso e si richiederà una velocizzazione della diminuzione della fame ma anche un aumento degli sforzi da parte della comunità internazionale per implementare le politiche attualmente in vigore e per affrontare le cause profonde all’origine della fame.

La repubblica centroafricana

La mappa in Fig.1 mostra chiaramente la gravissima situazione della repubblica centroafricana, con un punteggio GHI di 53,7, il più alto tra i paesi presi in considerazione nell’Indice. Alla base di questo punteggio, vi è l’altissima percentuale di denutrizione (61,8%) e il tasso di mortalità infantile al 12,4%. Destano grande preoccupazione anche i dati che riguardano l’arresto della crescita e il deperimento infantile.

Questa situazione è causata dall’instabilità del paese e dalla guerra civile iniziata nel 2012.

Secondo GHI 2018: “A dicembre 2017, in un paese di appena 5 milioni di abitanti, c’erano più di un milione di sfollati interni o internazionali (IDMC 2018). L’impossibilità per gli sfollati di partecipare alle attività agricole ordinarie pregiudica ulteriormente l’approvvigionamento di cibo e contribuisce all’insicurezza alimentare (FAO 2018). La situazione nella Repubblica Centrafricana mostra chiaramente il ruolo svolto dai conflitti e dalla migrazione forzata nell’aggravare la fame e la denutrizione.”

Il testo dell’Indice Globale della Fame 2018 al sito www.indiceglobaledellafame.org

 

Cambiamenti climatici

Insicurezza alimentare e cambiamenti climatici

Cambiamenti climatici

 

 

Secondo l’ultimo rapporto FAO “Prospettive dei raccolti e situazione alimentare” (http://www.fao.org/3/CA1487EN/ca1487en.pdf) lo shock ambientale dovuto ai cambiamenti climatici è uno dei fattori principali che influenzano il livello di fame in Africa: “il protrarsi dei conflitti, eventi climatici estremi e sfollamenti continuano ad ostacolare l’accesso al cibo per milioni di persone vulnerabili” sottolinea la FAO.

Di seguito, alcuni dati:

  • Piogge scarse in Africa meridionale durante fasi chiave del raccolto hanno ridotto la produzione cerealicola di quest’anno, soprattutto in Malawi e Zimbabwe.
  • Nel 2018 in Malawi, con la produzione annuale stimata sotto la media, il numero di persone colpite da insicurezza alimentare potrebbe più che raddoppiare rispetto ai valori dell’anno precedente, e raggiungere i 3,3 milioni di persone.
  • In Zimbabwe si stima siano invece 2,4 milioni le persone soggette ad insicurezza alimentare nel 2018, a causa della ridotta produzione cerealicola e a difficoltà di accesso dovute a redditi bassi e a problemi di liquidità delle famiglie vulnerabili.
  • Anche la regione del Vicino Oriente ha ricevuto piogge insufficienti, le quali hanno causato un calo della produzione cerealicola specialmente in Afghanistan e Siria. In Siria si stima siano 6,5 milioni le persone colpite da insicurezza alimentare e altri 4 milioni sono a rischio, sottolinea il rapporto.
  • Le condizioni di siccità in America meridionale hanno ridotto l’output di cereali nel 2018 rispetto ai livelli record dell’anno scorso, soprattutto per quanto riguarda il mais. In America centrale e nei Caraibi piogge sfavorevoli hanno ridotto la produzione di mais, tranne che in Messico.

Pur indicando come positivo il trend di produzione cerealicola di alcuni paesi in Africa orientale, Bangladesh ed Estremo Oriente, nel rapporto si legge la previsione della FAO per la produzione cerealicola mondiale nel 2018 è fissata 2.587 milioni di tonnellate, la più bassa da tre anni e inferiore del 2,4 per cento rispetto ai livelli record dell’anno scorso. Inoltre, sono ben 39 i paesi che, a oggi, necessitano di un’assistenza alimentare esterna: Afghanistan, Burkina Faso, Burundi, Cabo Verde, Camerun, Repubblica centrafricana, Ciad, Congo, Repubblica popolare democratica di Corea, Repubblica democratica del Congo, Gibuti, Eritrea, Eswatini (ex Swaziland), Etiopia, Guinea, Haiti, Iraq, Kenya, Lesotho, Liberia, Libia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mozambico, Myanmar, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Siria, Uganda, Yemen e Zimbabwe.

Foto di Gianfranco Ferraro

Diritti

Diritti: nessuno deve essere lasciato indietro

Diritti

Per raggiungere lo scopo degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile di non lasciare indietro nessuno, sono necessari degli approcci alla questione della fame e della malnutrizione più sensibili alla loro distribuzione irregolare. In grado di rappresentare adeguatamente le disuguaglianze di potere che amplificano gli effetti della povertà e della marginalizzazione in ogni forma di malnutrizione.

Fame e disuguaglianze

Anche se la produzione alimentare globale è sufficiente a nutrire il mondo intero, la fame continua a esistere ed è in gran parte il prodotto di alcune gravi disuguaglianze.

Ma né la fame né le disuguaglianze sono inevitabili.

Affondano entrambe le radici in relazioni di potere disuguali, spesso perpetuate e aggravate da leggi, politiche, atteggiamenti e pratiche. 

Le raccomandazioni

Le seguenti raccomandazioni mirano a riequilibrare questa distribuzione di potere. L’intento è alleviare la fame tra i soggetti più vulnerabili.

Promuovere una Governance Democratica dei Sistemi Alimentari Nazionali

Per promuovere una governance autenticamente democratica del nostro sistema alimentare, i governi devono includere attivamente nei processi decisionali i gruppi sottorappresentati, come gli agricoltori di piccola scala che, pur essendo parte attiva del sistema di produzione alimentare, non vengono coinvolti nelle discussioni sulle politiche e sulle leggi che incidono sui loro mezzi di sussistenza.

Ampliare la Partecipazione ai Dibattiti Internazionali sulle Politiche Alimentari

Gli organismi internazionali che intendono rafforzare la sicurezza alimentare e nutrizionale devono garantire una partecipazione più significativa dei movimenti popolari e delle organizzazioni della società civile in ogni parte del mondo, così da generare un dibattito più fertile in merito ai paradigmi dei sistemi alimentari.

Garantire Diritti e Spazi per la Società Civile

I governi devono garantire alla società civile lo spazio per svolgere il proprio ruolo, ovvero esigere dai responsabili politici risposte sugli impegni assunti in tema di protezione e difesa del diritto al cibo.

Parte integrante di questo processo è la libertà di riunione e associazione, che include il diritto alla protesta pacifica e allinformazione.

Proteggere i Cittadini e Garantire Norme in Materia di Affari e Commercio

I governi dovrebbero creare e applicare dei quadri normativi per proteggere i cittadini, in particolare i più vulnerabili, dagli effetti negativi degli accordi in materia di commercio internazionale e agricoltura, nonché dalle azioni delle imprese private che mettono in pericolo la sovranità e la sicurezza alimentare e nutrizionale dei cittadini.

Le aziende private dovrebbero svolgere le loro attività commerciali nel rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani e di standard ambientali, come indicato nei principi guida dellONU su imprese e diritti umani.

Le politiche nazionali dovrebbero tener conto di come la fame e la malnutrizione sono distribuite tra la popolazione e di come le disuguaglianze di potere colpiscono i diversi gruppi sociali per esempio come le norme e le pratiche discriminatorie a livello di genere possono compromettere lo stato nutrizionale delle donne e delle bambine.

Per allineare gli sforzi nella lotta contro la fame mondiale, è necessario incentrare lanalisi sulle politiche commerciali, fondiarie, agricole, nonché su qualsiasi altro processo decisionale con effetti sia visibili che invisibili sulla sicurezza alimentare e nutrizionale.

Aumentare il Supporto ai Piccoli Produttori Alimentari

I governi dovrebbero rafforzare la presenza dei piccoli produttori, in particolare delle donne, garantendo loro laccesso a servizi pubblici quali infrastrutture, servizi finanziari, informativi ed educativi.

L’Uguaglianza attraverso Educazione e Sicurezza Sociale

Per ridurre le disuguaglianze e la fame, i governi nazionali devono garantire laccesso allistruzione e creare reti di sicurezza sociale per assicurare delle entrate a tutti i membri della società, inclusi i più vulnerabili ed emarginati, nonché laccesso a unassistenza sanitaria di base.

Mettere in Luce le Responsabilità dei Governi attraverso Dati Puntuali

Per monitorare i progressi verso lObiettivo Fame Zero e chiedere conto ai governi degli impegni assunti, è necessario sopperire alla mancanza di dati fondamentali sulla fame e sulla disuguaglianza.

I governi nazionali e le organizzazioni internazionali devono sostenere la raccolta di dati disaggregati, indipendenti, aperti, affidabili e tempestivi.

Investire sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e su Chi è Rimasto Indietro

I donatori dovrebbero finanziare adeguatamente gli sforzi per raggiungere gli SDGs. ùCiò è particolarmente importante per i paesi a basso reddito, dove lAiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) è specialmente necessario.

I donatori dovrebbero rispettare gli obiettivi stabiliti a livello internazionale, contribuendo con lo 0,7% del Reddito Nazionale Lordo (RNL) allAPS e con lo 0,15-0,2% del RNL ai paesi meno sviluppati.

Per approfondimenti consultate l’Indice Globale della Fame  

Foto di Nduye Zubl

zero hunger

Zero hunger: l’impegno di Cesvi

zero hunger821 milioni di persone, soprattutto bambini, non hanno cibo a sufficienza.

Nonostante i progressi degli ultimi 15 anni, la strada della lotta alla fame nel mondo è ancora lunga.

Zero Hunger: Fame Zero

Le cause della fame nel mondo sono molto più complesse di quanto normalmente si pensi.

Alla base della carenza di cibo ci sono elementi connessi:

  • allo sviluppo economico;
  • ai sistemi sanitari e allo sviluppo sociale;
  • alla mancanza di strade e infrastrutture;
  • al cambiamento climatico;
  • ai fenomeni meteorologici estremi e alle calamità naturali;
  • ai conflitti e alle discriminazioni di genere.

Il mancato accesso ad adeguate quantità di cibo nutriente – che è alla base della denutrizione di cui soffre l11% della popolazione – indebolisce le forze necessarie a lavorare e a svolgere una vita attiva e sana.

L’attività di Cesvi

Cesvi lotta da anni contro la fame nel mondo con progetti di sviluppo nel Sud basati su un approccio integrato al problema e campagne di sensibilizzazione nel Nord del mondo.

Le attività sul campo sono incentrate:

  • sulla promozione di una corretta nutrizione soprattutto tra i bambini,
  • sul diritto e laccesso alle risorse, in particolare allacqua,
  • sullo sviluppo agricolo e laumento della produttività mediante la diversificazione delle colture e lintroduzione di nuove tecnologie.

Per raggiungere questi obiettivi è fondamentale lavorare anche sul rafforzamento del ruolo della donna come punto di riferimento familiare e motore di cambiamento nei Paesi in via di sviluppo.

Si stima che, se le donne avessero un accesso alle risorse pari a quello degli uomini, il numero di persone affamate nel mondo diminuirebbe di almeno 150 milioni.

Garantire alle donne accesso alleducazione ed alla salute, insieme alla loro emancipazione economica e politica, è di centrale importanza nella lotta alla fame.

Donne: un ruolo centrale nella lotta alla fame

Affinché il ruolo della donna sia effettivamente legittimato è necessario:

  • Rafforzare la partecipazione delle donne e delle bambine al processo educativo, per esempio attraverso la riduzione del prezzo dei servizi scolastici e la facilitazione dellaccesso fisico ai servizi.
  • Assicurarsi che madri e figli ricevano il giusto apporto alimentare da un punto di vista dei macro- e dei micronutrienti.
  • Rafforzare la qualità dellassistenza sanitaria in modo da migliorare la prevenzione delle malattie.
  • Informare le madri dell’importanza dello scaglionamento delle nascite al fine di prevenire l’esaurimento nutrizionale materno.
  • Rimuovere le barriere che ostacolano l’accesso delle donne al mercato, aumentando il controllo femminile sulle risorse produttive attraverso, ad esempio, l’assegnazione di piccoli lotti a donne senza terra.
  • Rafforzare le istituzioni democratiche in modo tale che ripudino esplicitamente la discriminazione e rafforzino uno stato di diritto antidiscriminatorio.

Per approfondimenti vi suggeriamo di consultare Indice Globale della Fame

Foto di Laura Salvinelli

malnutrizione

La malnutrizione: una minaccia invisibile

malnutrizioneIn Africa e in altri Paesi del mondo, la malnutrizione è uno dei più terribili avversari della salute degli esseri umani e dello sviluppo delle comunità.

Impedisce il lavoro, rende difficile lo studio, causa problemi nelle gravidanze, favorisce le malattie, crea problemi di crescita nei bambini.

Una minaccia invisibile

La malnutrizione è una minaccia invisibile che uccide ogni giorno le speranze di bambini, donne e comunità nei Paesi più poveri del mondo.

La malnutrizione incide del 45% sulla mortalità infantile globale.

bambini malnutriti sono costretti a una lotta quotidiana per crescere e difendersi dalle malattie.

Sono condannati a un minore sviluppo fisico e mentale, ad avere un ridotto rendimento scolastico e quindi, in futuro, a un lavoro meno in grado di sostenere i bisogni di una famiglia.

Malnutrizione in età adulta

Anche se la malnutrizione causa i danni più gravi, spesso irreversibili, nei primi due anni di vita anche tra gli adulti può avere effetti altrettanto drammatici.

Può creare infatti:

  • problemi nella fase di gravidanza o allattamento,
  • può favorire il sopravvenire di malattie e rallentare i processi di guarigione,
  • può ridurre le forze necessarie a lavorare.

L’impegno di Cesvi

Da sempre Cesvi è impegnato per rompere il circolo vizioso della malnutrizione.

Negli Anni Novanta il primo storico intervento ha riguardato il Vietnam. Qui è stato reato un Centro di Nutrizione Infantile nel quale sono stati prodotti gli aiuti alimentari per fronteggiare l’emergenza carestia in Corea del Nord di cui hanno beneficiato oltre 2 milioni e mezzo di persone, soprattutto bambini.

Oggi il Cesvi opera in Somalia. In questo Paese è in corso un’emergenza alimentare e sanitaria senza precedenti.

L’obiettivo è  ridurre la mortalità dei bambini sotto i 5 anni con un approccio sanitario e nutrizionale integrato che include campagne di informazione e sensibilizzazione.

Il Cesvi lavora nei campi sfollati di Alanley, Arafat e Hiran a Galkayo. L’attività, svolta da operatori comunitari locali, consiste in terapie ambulatoriali per donne incinte e bambini gravemente malnutriti, programmi nutrizionali e somministrazione di micronutrienti e supplementi alimentari per i bambini.

Per approfondimenti sul lavoro di Cesvi 

Foto di Fulvio Zubiani

amazzonia

Tutela ambientale in Amazzonia: L’albero della castagna

amazzonia

 

Cesvi lavora nella foresta amazzonica peruviana dalla fine degli anni 80, concentrandosi sullalbero della noce amazzonica, che presenta una filiera di raccolta e commercializzazione dalle buone potenzialità economiche.

La noce amazzonica

Lalbero della castagna” è un albero antico, ci sono esemplari di età compresa tra gli 800 e i 1.000 anni. È uno tra i più alti della foresta, arrivando a toccare i 60 metri. È un albero sensibile, che riduce la sua presenza laddove il bosco è più degradato.

Il frutto, detto castagna, noce amazzonica o noce del Brasile, si presenta a forma di cocco e contiene fino a 60 gherigli di noci oleose ricche di selenio e grassi insaturi, importanti per tenere basso il livello di colesterolo nel sangue.

La lavorazione

In fabbriche come quella di ASCART, l’associazione che riunisce i lavoratori della noce della Riserva Amazzonica di Tambopata  la castagna viene sgusciata, disidratata, pelata e impacchettata per la vendita. In questo modo i produttori ricevono il giusto guadagno che gli consente di pagare le spese, investire in infrastrutture per la produzione, mandare i figli a scuola.

Il coinvolgimento di Cesvi

ASCART riceve il supporto di Cesvi nellelaborazione di piani di gestione utili a reperire fondi e creare opportunità formative per i 29 membri dellassociazione.

Le pelatrici sono quasi tutte donne: grazie a questo lavoro, acquisiscono potere economico e quindi decisionale allinterno della società. Stanno sedute tutte nella stessa stanza, dove le chiacchiere sono scandite dalla sgusciatrice che cade secca sui gusci delle noci, che devono essere rotti senza danneggiare la castagna allinterno. 

Una storia trentennale

Cesvi, in trentanni di operato, si è fatto carico della salute, dello sviluppo e dellautonomia delle comunità native in Amazzonia. Ha combattuto le logiche di rapina che distruggono la foresta, lottato per i diritti dei nativi, promosso la formazione e sviluppato buone pratiche, in particolare nella raccolta, nellessiccamento e nella lavorazione della castaña, che è diventata la principale attività delle famiglie in tutta la regione MAP (Madre de Dios-Perù, Acre-Brasile, Pando-Bolivia).

Ha lavorato per la partecipazione delle comunità ai piani di gestione agroforestale e perché le leggi dei tre Stati salvaguardassero il patrimonio naturale e non lo dilapidassero.

Per approfondimenti sul lavoro di Cesvi 

Foto di Fabio Cuttica

diritto all'acqua

Diritto all’acqua in Palestina

diritto all'acquaNei Territori Occupati Palestinesi le infrastrutture idriche sono sottoposte a un regime di autorizzazione che pone dei limiti alluso dellacqua.

Il consumo d’acqua

La situazione politica e la cornice istituzionale hanno influito in negativo sulle capacità da parte delle autorità di affrontare le sfide legate allincremento della popolazione, che dal 1995 è cresciuta di più del 50%.

Il consumo dacqua è considerevolmente sotto il livello ottimale stabilito dallOrganizzazione Mondiale della Sanità. Allo stesso tempo, i servizi idrici di base sono considerati come un fattore a favore della permanenza delle comunità a rischio sfollamento.

Si stima che 150.000 residenti dellArea C (territorio palestinese sotto il controllo dellamministrazione israeliana) siano del tutto o in parte esclusi dallerogazione dei servizi idrici, mentre 35.000 non hanno accesso all’acqua a causa dell’elevato costo dei servizi di trasporto, specialmente durante lestate, quando la situazione richiede interventi di assistenza. Spesso si fa ricorso allimpiego delle acque piovane di dilavamento superficiale, immagazzinate in cisterne sotterranee. La qualità dellacqua è molto scarsa, fattore allorigine di un elevato rischio di contrarre malattie infettive.

Il progetto di Cesvi

Cesvi sta lavorando da alcuni anni nellarea di Massafer Yatta (Governatorato di Hebron, Cisgiordania meridionale).  In particolare in aree tagliate fuori dallerogazione dei servizi idrici. Grazie a una fruttuosa collaborazione con lUniversity of Applied Sciences and Arts Northwestern Switzerland (FHNW), dal 2016 Cesvi ha concentrato i propri sforzi sullo sviluppo di una metodologia di ricerca per valutare l’impiego di sistemi di filtraggio d’acqua domestica in contesti d’emergenza.

Ad agosto 2016 11 comunità – per un totale di 1.000 persone sono state pre-selezionate per lo studio. A settembre 2017 ha avuto inizio lidentificazione e il processo di valutazione di 150 nuclei familiari delle comunità prescelte.

Durante la fase iniziale sono stati raccolti dati sui comportamenti e le preferenze legati alluso dellacqua, degli impianti e delle pratiche igieniche di ogni famiglia.

I risultati

A oggi, Cesvi ha portato a termine la raccolta di dati sui 150 nuclei, e ha distribuito 130 dei 150 filtri totali.

Dopo linstallazione lo staff si è occupato di formare le persone sulluso corretto dei filtri, e di effettuare dei test dintegrità per il controllo del funzionamento dei prodotti.

Il filtraggio domestico

Le famiglie terranno i filtri in prova per quattro mesi, per poi ricevere un altro tipo di filtro in modo da poter confrontare i due prodotti, scelti casualmente. In occasione delle sei visite di monitoraggio lo staff misura la qualità e il flusso dellacqua, osserva luso dei filtri, si informa sullandamento dellesperienza attraverso interviste aperte e strutturate, e risponde a qualsiasi domanda degli utenti. 

Approfondimenti

Il progetto Household Water Filters Evaluation” è supportato dallo Humanitarian Innovation Fund di Elrha, un programma di finanziamento che mette a disposizione di organizzazioni e individui strumenti per identificare, alimentare e condividere soluzioni riproducibili alle sfide più pressanti che unefficace assistenza umanitaria deve affrontare.

LHIF è finanziato da aiuti governativi del Regno Unito e dallAgenzia Internazionale Svedese per lo Sviluppo (SIDA).

Visita www.elrha.org per avere più informazioni sul lavoro che Elrha porta avanti per migliorare i risultati dellassistenza umanitaria, attraverso ricerca, innovazione e promozione di partnership.

Per approfondimenti sul lavoro di Cesvi 

 

Corso di formazione online per docenti

Corso di formazione on line per docenti (scuole di ogni ordine e grado), rappresentanti di enti locali, operatori sociali (compresi educatori, operatori sportivi) promosso da VIS.

La rilevanza dell’Agenda 2030 per una cittadinanza globale

CALENDARIO

  • inizio del corso: 22 Ottobre 2018
  • fine del corso: 23 Novembre 2018
  • scadenza iscrizioni: 17 Ottobre 2018
  • durata: 5 settimane

DESTINATARI

60 docenti di istituti di ogni ordine e grado, rappresentanti di enti locali e operatori sociali.

MODALITA’ DI ISCRIZIONE

Per iscriversi al corso inviare la richiesta via mail alla Segreteria Didattica al seguente indirizzo:

iscrizionecorsi@volint.it

indicando in oggetto: ISCRIZIONE CORSO OBIETTIVI SVILUPPO SOSTENIBILE

PROGRAMMA

Il programma si articola in 5 settimane di corso (1 settimana introduttiva e 3 lezioni settimanali, 1 conclusiva) con il seguente calendario:

23-25 ottobre 2018
Presa di familiarità con la piattaforma didattica. Presentazione reciproca di partecipanti e staff. Condivisione attese e metodologia.

26 ottobre – 1 novembre 2018
Attività didattica lezione 1: “L’Agenda 2030 e il processo che ha condotto agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”

2 – 8 novembre 2018
Attività didattica lezione 2: “La dimensione sociale dello sviluppo: il ruolo della scuola e degli enti locali”

9-15 novembre 2017
Attività didattica lezione 3: “Verso una società aperta e inclusiva: co-progettazione di interventi integrati e multidimensionali”

16-23 novembre 2017
Valutazione partecipanti. Conclusione del corso. Consegna attestati.

Dato che le lezioni hanno un contenuto altamente pratico, viene richiesta una partecipazione attiva da parte degli studenti, che sono invitati a prendere parte a forum di discussione, laboratori virtuali, esercitazioni online.

CHI PROPONE IL CORSO

Il Centro di Formazione per lo Sviluppo Umano è un’iniziativa promossa dal VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) con la finalità di diffondere una cultura della cooperazione e della solidarietà verso il Sud del mondo e di fornire competenza professionale a chi si occupa di tematiche internazionali.

Il Centro si appoggia alla lunga esperienza del VIS in materia di cooperazione allo sviluppo e si avvale di docenti altamente qualificati, provenienti dal mondo universitario e con rilevanti esperienze di cooperazione internazionale.

Il corso è parte integrante del progetto “Agente 0011 – Missione Inclusione: giovani e cittadini si attivano come Agenti 0011 per costruire città inclusive e sostenibili, aperte al dialogo con la cittadinanza globale”, promosso dal Cesvi, Action Aid, Amref, CittadinanzAttiva, Uisp, ASviS, La fabbrica e VIS e co-finanziato da AICS, Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

DOCENTE E TUTOR

Concetta Ricciardi, Psicologa, dal 2007 è vicepresidente dell’Associazione Spirit Romanesc Onlus (www.spiritromanesc.it). Ha partecipato a diversi progetti nell’ambito dell’inclusione sociale rivolti, in particolare, a persone che hanno vissuto l’esperienza della migrazione forzata e non, occupandosi di formazione alla relazione interculturale e attività clinica di supporto psicologico. Attualmente lavora come psicologa all’interno di un Centro di Accoglienza Straordinaria per richiedenti asilo politico.

METODOLOGIA

Il corso adotta la metodologia della formazione online, che consente agli studenti di seguire i corsi in qualsiasi luogo (è sufficiente l’accesso a Internet) e in qualsiasi momento (nei limiti delle scadenze temporali fissate dalla docente) utilizzando lo strumento informatico e, in particolare, il sito Internet del Centro di Formazione per lo Sviluppo Umano: www.volint.it/scuola.

Il corso si compone di tre lezioni, erogate con frequenza settimanale: ogni venerdì gli studenti troveranno disponibili online, sul sito del Centro, i materiali corrispondenti alla lezione in corso, materiali che potranno visualizzare online o agevolmente stampare in formato cartaceo. Gli studenti sono poi invitati a svolgere ogni settimana, all’interno di un forum di discussione virtuale, un’esercitazione individuale o di gruppo su un tema proposto dalla docente, che seguirà attivamente tutti gli studenti indirizzando il loro lavoro e rispondendo ai loro quesiti. Gli iscritti potranno pertanto godere di tutti i vantaggi di una classe tradizionale, cioè apprendere contenuti, dialogare con il docente, discutere / collaborare fra loro, senza, tuttavia, l’obbligo di essere presenti nello stesso momento e nello stesso luogo, come avverrebbe in una classe reale.

La comunicazione ordinaria avviene mediante l’utilizzo di una piattaforma software chiamata Moodle, e si articola in una varietà di modalità. Dal punto di vista tecnico, lo studente dovrà disporre di una connessione Internet con la quale accedere (si consiglia almeno due volte alla settimana) alle lezioni e alle comunicazioni con studenti e staff didattico. L’indirizzo di posta elettronica personale verrà utilizzato soltanto nella fase di iscrizione al corso e per la ricezione di un report quotidiano delle attività durante il corso.

TITOLO FINALE

Al termine del corso viene rilasciato a ogni partecipante un attestato di partecipazione.

Arance

Arance contro la povertà – il caso Shashe

Arance

Il mondo si è prefisso di sconfiggere la fame entro il 2030, obiettivo che non può prescindere dalla diffusione del concetto di sicurezza alimentare.

Shashe è una località nel sud dello Zimbabwe. La popolazione è molto povera e i genitori non solo non hanno le risorse per sfamare i loro bambini, ma spesso sono costretti ad allontanarsi da loro per cercare lavoro in territori più fertili.

Una speranza

Oggi per queste famiglie c’è una nuova speranza. Un progetto concreto e di lunga prospettiva che sta dando vita a un aranceto coltivato e curato direttamente da loro, con l’aiuto di volontari ed esperti.

Larea interessata è di 90 ettari, dotata di un nuovo sistema di irrigazione, e vede il coinvolgimento di 200 agricoltori.

La possibilità di commercializzare e vendere le arance, garantita dai partner locali, permette la continuità del lavoro, che si traduce in un reddito sicuro e rompe per sempre il ciclo della fame e della povertà.

Oltre alla coltivazione delle arance, gli abitanti di Shashe hanno la possibilità di produrre anche altri frutti e ortaggi, fondamentali per il sostentamento quotidiano della famiglia.

Mentre i bambini possono finalmente andare a scuola.

Approccio innovativo e mitigazione dei cambiamenti climatici

Grazie a finalità chiare e condivise e a una costante auto-valutazione, gli agricoltori vengono assistiti nel processo di sviluppo e modifica del piano di lavoro in base a opportunità, tecnologie e innovazioni agronomiche, così come nella revisione e ridefinizione dei loro obiettivi a breve termine, mantenendo invariati visione e obiettivi generali.

Questo nuovo modello abbraccia dunque una visione e una filosofia comune che ha lo scopo primario di garantire che la sicurezza alimentare (generalmente quantificata in “disponibilità di cibo”) sia accompagnata dalla sostenibilità commerciale a lungo termine (rappresentata da “colture di elevato valore”, in questo caso gli agrumi).  Dall’investimento dei guadagni nella gestione e manutenzione comune dello schema. Mentre i profitti individuali vengono divisi tra i beneficiari coinvolti nel progetto (definiti “azionisti”).

Un nuovo modello promosso da Cesvi

Questo nuovo modello consiste nella messa a punto di un processo continuo di apprendimento e adattamento, dove il ruolo di Cesvi è quello di promuovere una partnership tra la comunità e gli attori esterni (istituzioni, aziende).

A Shashe, lo sviluppo delle capacità gestionali della comunità va di pari passo con l’ammodernamento infrastrutturale.

La sostituzione dell’irrigazione per allagamento con sifoni e canali di distribuzione (sistema obsoleto precedentemente in uso) è stata resa possibile grazie all’introduzione di pivot. Sono stati poi scavati dei pozzi  direttamente nel letto del fiume Shashe, inserite delle pompe sommerse ed è stata effettuata una pulizia estensiva della terra.

Risparmio effettivo

Tutte queste migliorie hanno comportano una riduzione di oltre il 50% dell’utilizzo di acqua.

Entro il 2020, quando gli alberi garantiranno la massima produzione di arance e il fabbisogno d’acqua sarà massimo, il risparmio previsto, secondo il regime irriguo necessario, sarà di circa 400.000 metri cubi annui per ognuno dei tre pivot.

Il risparmio di acqua si traduce automaticamente in risparmio di elettricità per una cifra di circa 50.000 dollari l’anno.

Questa cifra è quindi a disposizione della comunità, e rappresenta inoltre una riduzione enorme di emissioni di CO2, contribuendo così alla risposta globale ai cambiamenti climatici.

Inoltre, dal 2011 ad oggi Cesvi ha fornito circa 22.000 alberi di arance piantati dalla comunità.

Benefici ambientali

Il potenziale di sequestro di anidride carbonica per un aranceto a basso regime di input 4 come Shashe rappresenta un’opportunità incredibile per dimostrare che anche piccole comunità rurali possono contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici (Jackson 2013; Mngrsquo e Beedhy 2013; Metha et al. 2016).

In un prossimo futuro questo potenziale potrebbe perfino giocare un ruolo diretto nel mercato delle emissioni, generando ulteriori guadagni per supportare e stimolare lo sviluppo della comunità ed espandere l’attuale area irrigata anche attraverso fondi derivanti da programmi di pagamento per servizi ambientali (Mngrsquo e Beedhy 2013).

In seguito all’introduzione di giovani aranci, che necessitano di almeno 4-5 anni per raggiungere la maturità, la coltivazione stagionale di altri prodotti tra i filari di aranci è diventata una pratica consolidata. Prodotti come fagioli, zucche, patate dolci, rape, cavoli e mais sono coltivati sia a contratto, in cambio di denaro, sia per soddisfare i bisogni alimentari di base.

Gli agricoltori sono in grado di prendere in prestito input (fertilizzanti, semi) come parte di un contratto con compagnie di agri-business e ripagare il prestito sottraendolo al guadagno dato dal raccolto.

Con questa formula, il peso dell’investimento di capitale iniziale è mitigato e la vendita garantita: ciò permette alle comunità più povere di coltivare prodotti ad alto valore commerciale in un regime agricolo ideale. Spesso infatti le comunità riducono l’uso di fertilizzante per mancanza di fondi, danneggiando gravemente quantità e qualità del raccolto. Ora non è più necessario.

Per approfondimenti Caso Studio Zimbabwe

Foto di Giovanni Diffidenti

fame nascosta

Fame nascosta e la carenza di vitamine

La Fame Nascosta è un tipo di sottonutrizione che si verifica quando il corpo non assume o non assorbe abbastanza vitamine e minerali necessari. 

Cause

La causa è spesso un’alimentazione sbagliata o insufficiente, o un aumento del fabbisogno di micronutrienti – come avviene durante la gravidanza e l’allattamento, o durante malattie o infezioni. Questo ha conseguenze negative sia per lo sviluppo e la crescita dei bambini, che per la salute e il funzionamento fisico e mentale degli adulti.

Effetti

I suoi effetti possono essere devastanti, ma spesso restano invisibili: ecco perché le carenze di micronutrienti sono chiamate “fame nascosta”.  Le carenze più gravi che colpiscono la salute e lo sviluppo di bambini ed adulti sono dovute alla mancanza di 4 micronutrienti principali: iodio, ferro, vitamina A, zinco. 

Ogni carenza ha degli effetti gravi e specifici:

  • Le carenze di vitamina A pregiudica la salute e la capacità di sopravvivenza dei bambini, indebolendone il sistema immunitario
  • La mancanza di zinco può compromettere lo sviluppo e portare ad un arresto della crescita.
  •  La mancanza di iodio e ferro impedisce ai bambini di sviluppare il loro potenziale fisico ed intellettuale.

Cure

Gli interventi per combattere al meglio la fame nascosta si concentrano di solito su donne, neonati e bambini piccoli. Agire direttamente su questi gruppi specifici permette di raggiungere alti tassi di successo nel miglioramento della salute, delle condizioni nutrizionali e dell’apprendimento nelle successive fasi della vita.

La diversificazione della dieta è alla base della prevenzione della fame nascosta. Una dieta sana, composta da cibi diversi e bilanciati, è caratterizzata da un buon equilibrio e una giusta combinazione di macronutrienti (carboidrati, grassi e proteine), micronutrienti essenziali  ed altre sostanze come le fibre.

Le soluzioni alla fame nascosta

Diversificare le diete

Una delle strategie più efficaci per prevenire in modo sostenibile la fame nascosta consiste nell’aumentare la diversità della dieta (Thompson e Amoroso 2010). Questa è correlata a una migliore situazione nutrizionale nei bambini, indipendentemente dal contesto socioeconomico (Arimond e Ruel 2004). Sul lungo periodo, la diversificazione alimentare garantisce una dieta salutare, contenente una combinazione equilibrata e adeguata di macronutrienti (carboidrati, grassi e proteine), micronutrienti essenziali e altre sostanze come la fibra alimentare. Una dieta a base di cereali, legumi, frutta, verdura e alimenti di origine animale costituisce un’alimentazione adeguata per la maggior parte delle persone, anche se certi gruppi specifici, come le donne incinte, potrebbero avere bisogno di integratori (FAO 2013). Tra i modi efficaci per promuovere la diversificazione della dieta ci sono le strategie incentrate sugli alimenti, come la coltivazione di un orto proprio e la sensibilizzazione volta a modificare le pratiche delle persone relativamente all’alimentazione di neonati e bambini, e alla preparazione del cibo – che include metodi per la conservazione degli alimenti per evitare la perdita di sostanze nutritive.

L’arricchimento degli alimenti industriali

L’arricchimento degli alimenti industriali, che prevede l’aggiunta di piccole quantità di micronutrienti agli alimenti di base o ai condimenti durante la loro elaborazione, aiuta i consumatori a raggiungere i livelli raccomandati di tali sostanze. L’arricchimento degli alimenti – una strategia per la salute pubblica scalabile, sostenibile ed efficace in termini di costi – ha avuto particolarmente successo nel caso del sale iodato: il 71% della popolazione mondiale ha accesso al sale iodato e il numero di Paesi con carenze di iodio è sceso dal 54 al 32% dal 2003 (Andersson, Karumbunathan, e Zimmermann 2012). Altri esempi classici di arricchimento di alimenti sono l’aggiunta di vitamine del gruppo B, ferro e/o zinco alla farina di frumento e l’aggiunta di vitamina A all’olio da cucina e allo zucchero.

L’arricchimento degli alimenti può essere particolarmente efficace per i consumatori urbani che acquistano alimenti arricchiti e processati industrialmente, mentre raggiunge più difficilmente i consumatori rurali, che spesso non hanno accesso agli alimenti industriali. Se si vuole arrivare anche a chi ne ha più bisogno, l’arricchimento degli alimenti dev’essere sovvenzionato o reso obbligatorio, altrimenti le persone potrebbero scegliere cibi più economici non arricchiti.

L’arricchimento degli alimenti, comunque, presenta un certo numero di problemi. In alcuni casi la gente non si fida degli alimenti arricchiti. Per esempio, secondo la Micronutrient Initiative, fino al 30% dei pakistani non usa il sale iodato, per l’erronea credenza che lo iodio provochi infertilità e perché si è diffusa la voce che ci sia un complotto per limitare la crescita della popolazione (Leiby 2012). Da un altro punto di vista, non sempre è facile determinare il livello adeguato dei nutrienti. Le sostanze utilizzate per arricchire gli alimenti potrebbero non essere stabili e andare perse durante il processo di preparazione o conservare del cibo. Inoltre, la biodisponibilità – ovvero il grado o il tasso di assimiliazione di una sostanza – potrebbe essere limitata. Detto questo, ci sono sempre più prove a sostegno dell’accettabilità e dell’efficacia dell’arricchimento degli alimenti.

Bioarricchimento

Il bioarricchimento è un nuovo tipo di intervento relativo alle coltivazioni agricole, che consiste in metodi convenzionali o transgenici per aumentare il contenuto di micronutrienti. Con la selezione delle sementi si possono ottimizzare anche la resa e la resistenza ai parassiti e le caratteristiche di consumo, come il sapore o il tempo di cottura, migliorando così le vrietà convenzionali. Ad oggi, sono state distribuite agli agricoltori solo le sementi bioarricchite con tecniche convenzionali.

Tra le varietà bioarricchite prodotte e distribuite ci sono la patata dolce arancione alla vitamina A, il mais alla vitamina A, la manioca alla vitamina A, i fagioli al ferro, il miglio perlato al ferro, il riso allo zinco e il grano allo zinco. Anche se le colture bioarricchite non sono disponibili in tutti i Paesi in via di sviluppo, ci si si attende che nei prossimi cinque anni il bioarricchimento possa crescere in modo significativo (Saltzman et al. 2013).

Gli alimenti bioarricchiti potrebbero costituire una fonte costante e sicura di micronutrienti specifici per persone non raggiunte da altri tipi di interventi. A differenza dell’arricchimento su larga scala, che raggiunge più i consumatori urbani di quelli rurali, il bioarricchimento arriva prima nelle aree rurali dove vengono prodotte le colture. Le eccedenze di colture bioarricchite possono arrivare sui mercati, raggiungendo prima i consumatori delle zone rurali, e poi quelli delle zone urbane.

Dato che le colture di base bioarricchite non forniscono nè un così alto livello nè una così ampia varietà di minerali e vitamine rispetto to agli integratori o agli alimenti arricchiti industrialmente, non sono la migliore risposta alle carenze cliniche. In ogni caso, possono aiutare a colmare le mancanze di micronutrienti e aumentare l’assunzione giornaliera di vitamine e minerali nell’arco della vita (Bouis et al. 2011). Per quanto lo studio del bioarricchimento non sia ancora completo, svariate colture (fagioli, mais, orzo perlato, riso e patata dolce arricchiti di ferro; e cassava arricchita di vitamina A) dimostrano di migliorare i livelli di micronutrienti (Haas et al. 2005; 2011; 2013; 2014; Luna et al. 2012; Scott et al. 2012; Pompano et al. 2013; De Moura et al. 2014; Tanumihardjo et al. 2013; Talsma 2014; van Jaarsveld et al. 2005).

Gli interventi di distribuzione delle patate dolci arancioni bioarricchite hanno aumentato in modo significativo l’assunzione di vitamina A delle madri e dei bambini piccoli (Hotz et al. 2012a; Hotz et al. 2012b).

La somministrazione di integratori alimentari

L’integrazione della dieta con vitamina A è uno degli interventi più efficaci in termini di costi-benefici per migliorare la sopravvivenza infantile (Tan-Torres Edejer et al. 2005).

Tra il 1999 e il 2005, la copertura è più che quadruplicata, e nel 2012 i tassi stimati di copertura erano attorno al 70% (UNICEF 2014b).

I programmi di somministrazione di vitamina A sono spesso integrati nelle politiche sanitarie nazionali, perché tale vitamina è associata a una riduzione del rischio di mortalità generale e dell’incidenza di diarrea (Imdad et al. 2010). Secondo l’UNICEF, almeno il 70% dei bambini tra i 6 e i 59 mesi di età necessita di integratori di vitamina A ogni 6 mesi, se si vuole raggiungere la riduzione auspicata del tasso di mortalità infantile. Tuttavia, a causa delle fluttuazioni dei finanziamenti, la copertura di interventi in molti Paesi prioritari varia notevolmente di anno in anno. Va inoltre notato che la somministrazione di vitamina A è rivolta tipicamente solo ai gruppi vulnerabili di età compresa tra i 6 mesi e i 5 anni.

La somministrazione di integratori alimentari è meno comune nel caso di carenze di altri micronutrienti. In alcuni Paesi, alle donne incinte vengono prescritti integratori di ferro e acido folico, anche se i tassi di copertura sono spesso bassi e quelli di assunzione regolare ancora più bassi. Per quanto riguarda i bambini, l’arricchimento casalingo con micronutrienti in polvere e integratori nutrizionali a base di lipidi può fornire molte sostanze importanti, come ferro e zinco; ma dare ampia diffusione a questi micronutrienti è ancora più difficile di quanto non sia con gli integratori di vitamina A.

L’apprendimento di nuove pratiche presenta molte difficoltà. In un esperimento svolto nella Cina rurale, circa metà dei genitori o dei nonni hanno smesso di somministrare ai bambini gli integratori a base di soia, ferro, zinco, calcio e vitamine che erano stati forniti gratuitamente, perché pensavano che non fossero sicuri o autentici. Temevano inoltre che glieli avrebbero fatti pagare in un secondo momento (Economist 2014).

Possibili soluzioni

Per combattere la fame nascosta, sono necessari:

  • Interventi di sensibilizzazione per modificare i comportamenti e migliorare così l’uso dei servizi legati alla salute, dell’acqua potabile, dei servizi sanitari e delle misure igieniche da parte di donne, neonati e bambini – proteggendoli in questo modo dalle malattie che interferiscono con l’assorbimento di nutrienti;
  • L’uso di messaggi mirati a promuovere buone pratiche, come per esempio l’inizio precoce dell’allattamento al seno esclusivo fino a 6 mesi, seguito dall’allattamento al seno fino a 24 mesi accompagnato da alimenti complementari adeguati e sufficienti, come modo economico e sostenibile di prevenire la fame nascosta nell’infanzia;
  • Strategie di protezione sociale che consentano alle persone povere di accedere ad alimenti nutrienti difendendole dalle impennate dei prezzi;
  • Attenzione particolare all’emancipazione delle donne, aumentandone l’accesso all’istruzione. Il percorso per eliminare la fame nascosta sarà complesso e pieno di ostacoli. Ma se si assegneranno risorse sufficienti, si svilupperanno le politiche corrette e si faranno gli investimenti appropriati, sarà possibile superarli (Fan and Polman 2014). C’è ancora molto da fare per permettere alle persone di tutto il mondo di migliorare l’accesso ad alimenti ricchi di sostanze nutritive e alle rispettive comunità di superare le cattive condizioni di salute e raggiungere le proprie potenzialità di sviluppo.

 

Per approfondimenti http://indiceglobaledellafame.org/edizioni/page/2/

Foto di Gianfranco Ferraro